UN OCCHIO SUL MOVIMENTO
Presidente nuovo idee vecchie.
Con l’arrivo di Petrucci sembrava che potessero cambiare tante cose nel mondo del basket italiano che boccheggia come tanti altri sport trascinato da una crisi economica ma anche di valori.Ma quello che emerge dai primi provvedimenti sono solamente idee vecchie e di nuovo solo oneri in più a carico delle società.Chi si tutela è solamente la federazione, un carrozzone che per mantenersi ha bisogno sempre di nuova linfa e sforna sempre meno idee, ne sanno qualcosa le società quando pagano i famosi bollettini freccia sempre più onerosi proprio quando la situazione dovrebbe indulgere a far risparmiare il piu’ possibile. E allora si decide di passare da quattro a tre straniere e imponendo tasse che vanno da 5,000 a 2,000 euro a chi le tessera e a chi tessera italiane over 26, come se dietro ci fossero una marea di giovani scalpitanti pronte a giocare nella massima serie. Ma dietro il panorama è ridotto al minimo i talenti veri si contano sulle dita delle mani, le società piccole i veri capillari del sistema non vengono tutelate, per esperienza nei vari campionati giovanili le regole assurde privilegiano club che per partecipare alle fasi nazionali fanno incetta dei talenti regionali, molte squadre sono il meglio delle varie regioni e alcune addirittura di talenti nazionali.
Caro presidente per tornare a primeggiare in Europa, bisogna partire dal basso aumentando e favorendo le piccole societa’ che operano nel territorio, il reclutamento delle giovani deve essere pianificato tenendo conto della nuova realtà sociale e culturale che oppone ai valori sempre alti dello sport(sacrifici e voglia di lottare) le idee che imperversano tra le nuove generazioni, dove conto spesso solo l’apparire e il volere tutto e subito. Favorire il piu’ possibile l’accesso nelle scuole, il contatto con le nuove realtà dell’immigrazione. Lo sport potrebbe essere un veicolo di integrazione, invece leggi assurde mettono paletti dappertutto. Questo richiede presenza nel territorio e pianificazione, ma invece si ragiona solo sulle formule dei campionati. L’ultima che ho sentito e quella di riformare la A2 dividendola in 3 gironi da 16 squadre, facendo cosi’ non si fa altro che aumentare il divario tecnico ed economico tra la massima divisione e quella cadetta, che porterà a rinunce sempre piu’ numerose a partecipare al massimo campionato e come dargli torto? Passa il concetto che società con niente dietro possano organizzare una squadra nella massimo serie solo ed esclusivamente basandosi sul denaro, che come si è visto oggi viene e piu’ spesso va, ignorando realtà piccole ma sane con tanta tradizione dietro, tanto movimento e pubblico, ma che si basano solo sulle proprie forze o quelle del territorio.
Risparmio ed investimenti oculati è questo che stanno facendo la gran parte delle società, ma spesso non bastano, perchè il badget che le società hanno ad inizio stagione spesso si modifica in corso d’opera o subisce dei ritardi. Senti tuonare dai vertici di stare attenti ai bilanci e rispettare le scadenze, ma chi tutela le società? Chi le tutela da quelle giocatrici, in gran parte straniere, che vengono a svernare nei nostri campionati e sono magari proprio quelle giocatrici che professionalmente e qualitativamente dovrebbero dare piu’ garanzie possibili, chi tutela la società da queste vere e proprie frodi?.Chi tutele le società da contratti di sponsorizzazione non mantenuti? Chi tutela le società quando vendendo il loro prodotto ai loro sponsor si ritrovano un campionato monco e con scarsa visibilità?
Ma soprattutto chi glielo fa fare ai vari presidenti di stare ancora in trincea? di ascoltare ancora una volta la passione e non la ragione? Di trovare sempre nuove regole che non semplificano ma rendono ancora piu’ dispendioso arrivare fino in fondo?.
Caro presidente ci vogliono poche regole e chiare, un campionato economicamente sopportabile da tutti(poi che lo vorrà fare de luxe lo potrà sempre fare) tutelare le società sia quelle grandi che quelle piccole( non certo con svincoli in corso d’opera) ed un piano di sviluppo almeno triennale che si basi sul territorio, costringere la RAI, che è servizio pubblico, a non spendere soldi per accaparrarsi l’esclusiva del campionato Brasiliano di calcio, ma di metter quei fondi nella visibilità dei cosiddetti sport minori che minori non sono mai quando si tratta di salvare la faccia all’Italia durante le olimpiadi, ed infine eliminare gli sprechi, in primis quel carrozzone di College Italia e tutto quello che ne consegue, chi è valido lo dimostri nel campo che siano atlete, dirigenti o facenti parte del settore tecnico, non è piu’ tempo di sobbarcarci un apparato tecnico-burocratico a sfavore del movimento.