UN OCCHIO SULLA CRISI

 

Nessuno vuole ne puo’ fare i conti in tasca a nessuno, anche se è un noto malvezzo nazionale , pero’ è evidente che in Italia come in Europa ci si è adeguati alla bufera economica mondiale.

A differenza del calcio, unico sport in controtendenza, la disoccupazione sportiva riguarda soprattutto le stelle conclamate del basket femminile mondiale. Giocatrici del calibro di Taurasi, Parker, Augustus, Moore, Bird, Catchings, Fowles, praticamente tutta la nazionale a stelle e strisce, e nemmeno le stars australiane, hanno trovato ingaggi. Per fare un esempio è come se Messi, Ronaldo, Ibrahimovic fossero disoccupati o militassero nei campionati del loro paese o inferiori.

Siamo certi che prima o poi troveranno dove accasarsi ma non certo alle loro cifre sproporzionate,per ora libero ce rimasto solo il campionato cinese, che pero’ dura poco ed a gennaio è gia’ finito, e poi piu’ di una straniera per squadra non possono tesserare. Oppure club russi, o turchi le cercheranno strada facendo, risparmiando comunque grosse cifre.

Campionati sempre piu’ autarchici si vedono in giro, in Russia patria dello sperpero economico fino allo scorso anno, i roster sono pieni di giocatrici locali o delle repubbliche dell’ex unione sovietica, le uniche giocatrici famose , tipo Gruda, avevano contratti pluriennali, resiste la Turchia come richiamo per le grandi stras , ma anche loro hanno ridotto moltissimo il loro impiego. Questa riduzione dei budget ha fatto si che giocatrici di medio calibro e speranze ancora non affermate, siano state richiestissime dalle varie squadre europee. Anche in Italia è stato cosi’, tutte si sono allineate a questa tendenza, anche la blasonata Schio si è messa in linea, le venete in piu’ delle altre hanno le giocatrici italiane, le migliori, che fanno la differenza. Tutte hanno scelto straniere abbondantemente sotto i 60/50.000 dollari,che è il tetto massimo, su una media che va dai 25,000 ai 30,000 euro. Questo ha fatto si che l’utilizzo delle giocatrici italiane sia aumentato in maniera considerevole, ma con un rischio alto, vista la scarsità di talenti in giro, quindi si punta molto sulle giovani e su giocatrici che una volta avrebbero giocato tranquillamente in A2.

Se tutto questo sia un bene, oltre che una necessità, è presto per dirlo, le conclusioni si tireranno a fine stagione, quello che spero vivamente è che chi ha le redini di questo sport non sia sordo e cieco ai segnali che vengono da tutte le parti. Le societa’ hanno piu’ che dimezzato le loro spese per i roster ora tocca alla federazione far si che i campionati costino meno e di introdurre agevolazioni economiche e tecniche a chi incrementa e favorisce lo sviluppo di questo sport tra le giovani, con la speranza che tutti si adeguino alle nuove esigenze carrozzoni federali compresi.

 

 

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