UN OCCHIO SULLA SOSTA NATALIZIA
E’ stato un periodo travagliatissimo quello che tradizionalmente prevede la sosta tra i due gironi e relative feste natalizie, a tenere banco, oltre il consueto mercato di riparazione, sono le vicissitudini del Club Atletico Romagna che sono giunte oramai al capolinea.
Ma prima ci teniamo a commentare un articolo comparso sul più autorevole giornale sportivo, la Gazzetta dello sport, a firma dell’altrettanto autorevole Bibi Velluzzi
L’articolo sembrava differente dai precedenti in quanto occupava un terzo di pagina con relativa foto(Ress) e non il solito trafiletto da necrologio, ma la sostanza era quella, cioe’ che il basket femminile è protagonista solo in negativo. La penna illustre già’ famosa all’inizio stagione per aver cantato il de profundis del movimento dopo la notizia che il Geas, non si sarebbe iscritto, come se senza la squadra di Sesto, pluridecorata, non avesse più senso fare il campionato maggiore. Approfittando della quasi certa scomparsa di Faenza ha rincarato la dose, spiegando al mondo sportivo quanto poco edificante sarebbe stato un campionato a dieci squadre, parandosi il c…. dalla eventuale reazione del presidente della Lega , De Angelis( che aveva redarguito giustamente poco tempo prima un suo collega della Corriere dello Sport per avere “sputato” sul campionato) definendo Schio la sola società degna di questo movimento.
Caro coraggioso(visto come ha trattato il CUS Cagliari fanalino di coda) giornalista, le faccio notare che quelli che salvano il movimento non sono i Cestaro della situazione, a cui va la nostra profonda stima, verso l’uomo e verso il presidente, mai mancata anche in occasioni di dure battaglie sportive passate e recenti, ma tutti gli altri presidenti e dirigenti della altre società che si sobbarcano un lavoro non indifferente per far sopravvivere uno sport che, alla fine di tutto, amano più’ di ogni altra cosa. Vede Velluzzi, Schio è rimasta l’unica società di proprietà che significa che la stragrande parte del budget viene direttamente dalle casse del presidente , cioè dalle società industriali che gestisce, mentre i club rimanenti, (quest’anno si è aggiunto anche Taranto) al contrario, devono attingere quasi esclusivamente a sponsor esterni. Sappiamo quanto sia difficile trovarne visto il momento economico difficile e soprattutto la concorrenza spietata con gli altri sport. Ma una volta trovati i vari contratti( decine, dai più’ piccoli ai piu’ grandi)il patema non è finito, bisogna sperare che non solo non spariscano strada facendo, ma che rispettino glia accordi in maniera puntuale, per adempiere agli onerosi obblighi contrattuali, che una partecipazione dignitosa al campionato prevede e questo ogni dirigente di società che non sia quella scledense sa quanto tempo e fatica costa, con il solo riscontro di fare questo lavoro alla fine solo ed esclusivamente per il bene di questo sport. Onore a Cestaro, ce ne fossero come lui, ma onore e rispetto anche per gli altri presidenti e solo chi ci lavora tutti i 365 giorni dell’anno, può’ capire quanto siano fondamentali per il movimento in generale.
Ma veniamo al nostro campionato tanto vilipeso, ma assolutamente in linea con le altre nazioni europee. Prendiamo la Spagna detentrice del torneo massimo per club, l’Eurolega, e vincitrice di quasi tutti i tornei giovanili europei, nonostante il regolamento che gia’ dall’inizio non prevedeva retrocessioni,( se fosse stato così anche da noi saremmo partiti in 14 senza difficoltà) sono rimaste in undici a giocarsi il titolo. In Russia è una vita che se la giocano in 10 squadre, eppure la Russia è campione Europea in carica, in repubblica Checa , altra nazione quotata a livello mondiale, sono in 12, ma squadre come il Partubice, Karlin, Straconice e il Lokomotiva ci sono per onere di firma in quanto, beccano passivi terrificanti che superano i 100 se non i 120 punti( che succederebbe da noi se accadesse? da vergogna nazionale). Cosi’ vale anche se in maniera minore per la ricca Turchia, che è riuscita a fare un torneo di 14 squadre, ma sacrificando la qualità’ con le ultime 4 squadre che fanno solo presenza. Per non parlare di altre realtà meno note, rimane la Francia, l’unica che pur adottando un severo ridimensionamento ha mantenute le 14 squadre ma anche equilibrio e interesse generale. I francesi, non senza difficoltà, hanno saputo domare la crisi economica senza ridimensionare piu’ di tanto il movimento, rinunciando ad essere protagoniste come club in Eurolega, per esserlo nel mondo come nazionale( seconda a Londra dietro solo alle stratosferiche Americane).
Vede sig. Velluzzi questa è un analisi da povero appassionato e non certo da esperto del suo livello, ma è per farle notare che se parlate di questo sport, una volta ogni tanto, e quasi sempre in occasioni negative, per lo meno un po più di informazione sarebbe stata necessaria, altrimenti è meglio che lo ignoriate totalmente, come, per fortuna, non fanno decine e decine di giornali locali sparsi per tutto lo stivale.
Ma torniamo a Faenza e alla sua dolorosa dipartita, i sentori c’erano stati, con le partenze prima delle straniere e poi delle Italiane, che si offrivano tramite i loro procuratori ai vari club. L’ Acqua&Sapone non si è fatta sfuggire la giovane Caterina Dotto, nelle mire del club del presidente Betti, insieme alla sorella, già da due anni. Rimane la delusione di un club storico che chiude e di un operazione estiva per salvarlo che non è andata a buon fine. Credo, da profano, che se errori ci sono stati non siano da imputare solo al Club. La società romagnola aveva operato bene sul mercato allestendo un roster di tutto rispetto, strappando giocatrici di lusso, come Ress, Crippa e Pastore alla concorrenza, affiancandole al ritorno motivato di coach Rossi, fautore delle passate fortune faentine, e allestendo una nuova dirigenza competente sia come gestione economica che professionale e che aveva saputo chiudere con il recente passato, ma l’amore non è scattato. Forse la decisione di giocare a Castel Bolognese e non essere riusciti a tornare nei palazzetti locali? Forse la volontà di non tesserare pezzi storici del basket faentino, come Ballardini, Eric o la nostra Modica, è vero non più giovanissime, ma che avrebbero sicuramente risvegliato le antiche passioni? In più va aggiunto il deteriorarsi dei rapporti con i tifosi fino ad arrivare alla rottura nelle ultime partite. Ma colpe fondamentali vanno anche alle istituzioni e al tessuto economico locale, che se è vero che risente della crisi come in tutta Italia, è vero anche che è fiorente in qualità e in quantità è che da tempo sembra avere abbandonato il basket e non si è fidato nemmeno del nuovo maquillage estivo. Nonostante la visibilità della società è stata rilevante, i mezzi d’informazione( criticate anche da noi per un certo pessimismo lungimirante) ne hanno parlato giornalmente ed in abbondanza, sia prima del campionato che durante, ma come dicevo, l’amore non è scattato. Un augurio di un pronto riscatto è doveroso e sincero per quello che ha significato Faenza per il basket femminile in questi anni.
Ora senza retrocessioni che campionato sarà? Io credo che dopo un periodo di assestamento, si dovrebbero vedere partite molto piu’ belle e brillanti, senza che l’assillo e la necessità di fare due punti, soprattutto in zona salvezza, comportava, con la speranza che l’amore per questo sport tenga fino alla fine in maniera più che dignitosa e che già dal prossimo anno si lavori per riportare l’interesse in alto, stile transalpino.