Intervista di capitaN CINILI a SPORT MAGAZINE
Il primo anno di Sabrina
giocatrice
Chissà se la giovane Sabrina Cinili – non gli abbiamo posto la domanda per pudore – conosce “Odio i Lunedì”, canzone simbolo di un Vasco Rossi in piena ascesa. Era il 1987 e Sabrina, ala di Acqua e Sapone Umbertide, non era nata. Di sicuro questo Lunedì (4 febbraio), ben si presta all’ascolto del tormentone del cantante modenese. Troppo vicina la trasferta di Priolo per non percepire, anche telefonicamente, tutta la delusione della ragazza romana, reduce con la sue compagne da una sconfitta che trova i suoi perché non tanto nella prestazione, ma piuttosto nella poca concretezza di una squadra che non è riuscita a tradurre con un risultato positivo le buone cose fatte sul campo siciliano.
“In effetti mi viene difficile spiegare i motivi di questa sconfitta. Abbiamo fatto tutto per poter vincere ma non ci siamo riusciti. Abbiamo condotto quasi tutta la gara in vantaggio raggiungendo anche i 12 punti di vantaggio nel terzo quarto, storicamente il più difficile per noi, dando l’impressione a noi e agli avversari che la partita con Orvieto fosse dimenticata. La verità è che forse abbiamo commesso degli errori banali sotto canestro e dobbiamo ancora lavorare per diventare una squadra. Di certo siamo abbastanza soddisfatte di come abbiamo preparato ed interpretato la gara fino ad un certo punto, purtroppo non è bastato”.
una gara maledetta per certi versi.
“Io credo che questa sconfitta è una di quelle che ci aiuterà a crescere come squadra”.
Non credi che forse l’esperienza abbia avuto il suo peso in chiave risultato?
“Forse sì, ma, al di là di Schio, che forse è la squadra più forte in assoluto del campionato, credo che in questo campionato più che l’esperienza delle singole atlete serva molto il giocare da squadra. Poi il resto viene di conseguenza. La differenza è labile tra noi e molte altre formazioni, ed il lavoro del coach quest’anno diventa fondamentale nell’ottica di una crescita generale ed anche di risultati, al di là delle età delle giocatrici”.
Come cambia il tuo rapporto con il basket ora che stai confermando il tuo valore sul campo?
“In realtà di risultati nell’immediato ne stanno arrivando pochi, sicuramente meno di quanto me ne aspettassi e di quanti ne vorrebbe la società. L’approccio nei miei confronti è cambiato, se prima andavo in campo con la voglia di fare qualcosa per questa squadra, ora è la squadra che si aspetta qualcosa di me. Sono aumentate le responsabilità, ma è anche normale che sia così. Ringrazio la società che mi sta dando la possibilità di migliorare, ma so che ho l’obbligo di ripagare questa fiducia”.
Pensi che la contingenza economica favorisca il lavoro nei settori giovanili?
“Può anche darsi, ma credo che i giovani per crescere debbano confrontarsi con i più forti. Ti faccio l’esempio delle giocatrici straniere che forse verranno ridotte. Per me è un errore, perché noi abbiamo la necessità di confrontarci con il meglio che il panorama del basket europeo possa proporre all’interno del nostro campionato. Piuttosto manderei via le italiane più esperte più che le straniere. Il semplice fatto che ci sia soltanto una squadra che faccia le competizioni europee non è una buona cosa per tutto il movimento”.
Che obiettivi ti poni a livello di squadra e personale?
“Sicuramente a livello di squadra la società sta facendo un ottimo lavoro con le giovani. In questa ottica credo che il miglior obiettivo per questa squadra sia quello di farla crescere con un progetto serio, e magari, grazie al lavoro svolto, vincere il campionato tra qualche anno, senza necessariamente fare delle spese folli. Dal punto di vista personale mi aspetto ancora un po’ di tutto, perché non credo di aver raggiunto una coerenza nel mio gioco. Di sicuro spero che in questi Europei si possa dimostrare il valore di un gruppo che sta lavorando bene. In relazione alla società il mio obiettivo è di dare quello che loro stanno dando a me”.
È raro sentir parlare un’atleta del gruppo piuttosto che del singolo.
“È il modo di intendere basket del coach Serventi, che sta spendendo molte energie per far capire a noi ed alla società che bisogna sempre ragionare al plurale”.
Quattro anni fa sei arrivata ad Umbertide da Roma, come ti sei trovata?
“Sono arrivata al punto di non voler più andare via. Qui tutto è a misura d’uomo, la gente si riconosce per strada e puoi andare in bici senza ogni volta dover rischiare la vita! Poi i tifosi sono sempre molto carini con noi e ci sostengono anche nelle difficoltà. Sembra di essere in una famiglia. Lo stesso Serventi spesso mi ripete che qui sto troppo bene!”
Come definisci le tue annate ad Umbertide?
“Il primo anno, di assestamento. Dovevo imparare tutto per diventare una giocatrice. Il secondo, di transizione, ed è stata una stagione difficilissima, perché lavoravo tanto e non vedevo i risultati. Se non fosse stato per “Lollo” (Serventi, ndr), forse avrei smesso di giocare. Questo, invece, è il mio primo vero anno da giocatrice”.
A chi devi di più dal punto di vista sportivo ed umano?
“Sembra scontato, ma sempre Serventi. È grazie a lui che sono arrivata qui dopo averlo conosciuto in Nazionale. Io non sapevo nemmeno che esistesse Umbertide. Ci siamo supportati a vicenda, ma sono felicissima di aver fatto questa scelta. Ricordo che in Nazionale eravamo tutte innamorate sportivamente di lui, perché era l’unico che ti insegnava le basi per poter crescere. In pratica vedevamo delle porte che potevano essere aperte. Naturalmente non sono tutte rose e fiori, perché penso di aver litigato più con lui che con i miei genitori, ma anche per questo il coach è stato importante. Lui è bravo perché ti insegna a vivere nella pallacanestro. E sembra nato per fare questo”.
Hai un aneddoto che possa descrivere il tuo rapporto con il coach?
“In realtà il mio aneddoto ce l’ho tatuato addosso, perché io sono la Sabrina giocatrice grazie a lui. Potrei dire che lui è sempre molto estremo in quello che fa”.
Hai mai pensato di mollare tutto?
“Il primo anno circa 250 volte al giorno!! Ma ora quando mi guardo indietro mi dico: cavoli ho fatto tutto questo!”